INCONTRI – Le foto di Letizia Battaglia al PAN: “Per me vivere e fotografare sono la stessa cosa”

20 settembre 2016

“Quando ho iniziato la mia carriera di fotografa il gesto che più ricordo era che mi spingevano. Polizia e Carabinieri quando a Palermo arrivavo sul luogo in cui era avvenuto qualche fatto di cronaca nera; forse perché donna e giovane, evidentemente non ero credibile, avranno pensato: ma questa che viene a fare qua, a giocare? E mi spingevano via”.

Poi evidentemente hanno smesso di spingerla, perché le sue sono tra le foto più “forti” e significative della Palermo degli anni ’70-’80.

È l’incontro con Letizia Battaglia, cui ha preso parte anche l’Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, Nino Daniele, che si è svolto ieri presso il Palazzo delle Arti di Napoli – PAN.

Letizia Battaglia è a Napoli nell’ambito della seconda edizione di “Imbavagliati”, Festival di giornalismo civile (PAN, dal 18 al 24 settembre), che ospita una sua personale  fotografica curata dal fotoreporter Stefano Renna con la collaborazione di Giulia Mariani.

“Ho cominciato a fotografare perché quando mi presentavo nelle sedi dei giornali, avevo iniziato a scrivere articoli e li andavo a proporre, mi chiedevano: E le foto le hai?. Così ho cominciato con una macchinetta che mi ero procurata. La Leica “che non avrei altrimenti potuto permettermi, l’ho ricevuta in premio in Germania quando mi hanno attribuito l’ “Erich Salomon Preis” (nel 2007, premio vinto prima di lei, tra gli altri, da Sebastiao Salgado, Donald McCullin, Renè Burri ndr). Una Leica digitale; è così che ho iniziato a fotografare in digitale”.

Quella che si vede qui è una donna semplice, schietta. Porta al collo anche incontrando Napoli una reflex digitale piccola con un obiettivo molto compatto: “Per me vivere è fotografare sono la stessa cosa, io vivo come fotografo e fotografo come vivo, in maniera magari un po’ disordinata”.

Ad un certo punto dal fondo della sala gremita si vede affacciarsi una figura dai capelli e barba bianchi, occhiali. Resta lì qualche minuto perché non c’è più posto. Poi dal tavolo dei relatori lo riconoscono, è Mimmo Jodice, e lo invitano a sedersi in prima fila: un altro pezzo fondamentale di fotografia “civile” del sud Italia è in sala.

Un incontro tra visioni acute.

“Occorre spogliarsi di ogni supponenza, occorre essere semplici per fotografare” racconta ancora la Battaglia, che agli aspiranti fotografi presenti in sala rivolge un avvertimento: “Sappiate che di fotografia di reportage non si diventa ricchi; poi in Italia occorrerebbe una modifica delle leggi: rendere più semplice fotografare, per esempio poter fotografare i bambini, oggi se lo fai ti chiedono un risarcimento economico pesante”.

Letizia Battaglia è nata a Palermo il 5 marzo 1935, ha vissuto anche a Milano, Parigi, Berlino, ma è tornata a Palermo. “Quando stavo a Palermo volevo partire, poi quando stavo fuori mi mancava Palermo”.

Va ancora in giro a fotografare la sua città meravigliandosi dei contrasti enormi: “Una volta passeggiavo verso piazza Marina e sentivo uscire dalla villa Garibaldi un bellissimo odore di piante, di non so che fiori, poi dall’altro lato mi arrivava contemporaneamente la puzza dei cumuli di immondizia. Ecco, Palermo forse è questi contrasti forti”.

Ha deciso di tornare e di restare a Palermo ma ogni tanto ha bisogno di partire: “Per prendermi quelle carezze che la mia città non mi dà. non so perché ma Palermo per me è così”.

Poi conclude: ”Non so se avete notato ma stasera una parola non l’ho mai pronunciata: mafia”.

Le sue foto sono lì, alle pareti del PAN. Foto in bianco e nero, di palermitani, da vedere: lasciano poco scampo.

Testo e foto Francesco Paolo Busco (tutti i diritti riservati)