VISIONI – Wolves coming: a piazza Municipio napoletani e turisti tra i lupi

22 novembre 2019

Dicono che da qualche giorno piazza Municipio sia “invasa dai lupi”: andiamo a vedere.

Cento lupi di ferro, grossi, marroni, stanno sparsi, avanzano tutti verso una direzione, dal mare verso la parte alta di questa piazza grande. C’è parecchia gente che guarda, ci cammina in mezzo, sorride, a questo branco che digrigna i denti: napoletani, turisti, tutti molto curiosi.

Qualcuno fotografa gli animali cattivi, qualcun’altro se stesso in mezzo a loro; c’è chi ci si siede sopra semplicemente per riposarsi i piedi. Una coppia isolata di turisti per un attimo sembra circondata: lui sta fermo, apparentemente calmo, però l’ombrello lo tiene a fianco come se fosse una spada.

È l’installazione di Liu Ruowang, un artista cinese che da pochi giorni (e fino al trentuno maggio) anima questo spazio largo tra il Maschio angioino e il Grand Hotel de Londres. L’opera s’intitola: “Wolves coming”, cioè “I lupi che arrivano”. Rappresentano la natura che viene a ricordarci, con lo sguardo feroce, che con il nostro pianeta non ci stiamo comportando bene. Che stiamo esagerando, stiamo prendendo troppo spazio alle altre specie, e lo vediamo in tanti modi, ovunque, pure senza lupi, pure dai pesci nell’acqua altissima a Venezia, dentro un’altra piazza.

Sto ancora a gironzolare tra questi grossi quadrupedi di ferro, a dimensioni sovrannaturali, pesanti ognuno quasi trecento chili. C’è un signore che porta a spasso il cagnolino. E lui sta tranquillo, non li teme, capisce che i denti non li digrignano per lui.

Un altro cane piccolo si fa grande salendo sul dorso dell’antenato enorme.

Qualcuno ci passa in mezzo solo per andare dall’altro lato della piazza, però si avverte che un poco questa presenza la sente.

Due ragazze discutono, cercano la posizione migliore, provano e riprovano per farsi una foto nel branco. Poi mentre vanno via una ha l’espressione seria, guarda negli occhi un lupo che pare che le stia tirando il lembo della giacca con i denti.

Vado verso l’alto della piazza, lì c’è il centro dell’opera, il punto verso cui tutto il branco famelico converge: un guerriero accerchiato, in posizione di difesa, sopra una collinetta, la spada sollevata sopra la testa, pronta. Sembra un misto tra un guerriero mongolo e un giocatore di baseball yankee.

A un certo punto due bambine compaiono in mezzo ai lupi. Piccole, in piedi sono esattamente all’altezza a cui uno a bocca spalancata mostra i denti.

Una delle due si avvicina, lo accarezza, sembra che gli parli. Poi lo abbraccia, passa il suo piccolo braccio proprio tra le fauci spalancate, con tutta la naturalezza del mondo: se guardate la foto sembra che il lupo allora con lei giochi.

Forse la bambina ha capito più del grosso guerriero. Lui si è messo in alto, sopra un piedistallo, ha calzato l’elmo e sfoderato la spada, lei cammina con le scarpe basse e la maglietta bianca in mezzo al branco e ottiene una reazione migliore. Lui è assediato, lei con quelle stesse zanne addirittura ci gioca.

Forse dobbiamo scendere dal piedistallo, forse dobbiamo farci piccoli, dimenticare un po’ la nostra adorata tecnologia con cui al mondo rubiamo troppa forza, superare le nostre paure che ci portano a logiche di puro guadagno, e andare più vicino a tutti gli altri abitanti.

Testo e foto Francesco Paolo Busco (tutti i diritti riservati)