Il presepe Favoloso dei fratelli Scuotto, alla Sanità, dal profondo

Martedì 28 dicembre, voglia di camminare in libertà.

Solo un’idea come punto fermo dell’itinerario: il presepe “reinventato” dai fratelli Scuotto con nuovi personaggi, perché come loro sostengono da anni, il presepe napoletano è il racconto della nascita di Cristo ma messa a contatto con la realtà del popolo, nel tempo e nei luoghi.

Allora dall’Arenella alla Sanità, a piedi.

Oggi c’è un sacco di gente per strada, la bella giornata, da smaltire i pranzi, le cene e le “reclusioni” di Natale.

Attraverso Antignano, il borgo antico, poi vado al Parco Viviani.

Napoli nunn’è na carta sporca, evidentemente a qualcuno adesso importa. Una nave da crociera in manovra c’entra giusto giusto tra il Jolly Hotel e la terraferma.

Scendendo, una signora anziana in salita col bastone, mi chiede per essere sicura che l’uscita superiore sia aperta, e speriamo che nel frattempo non chiude! ché lo sforzo per lei di arrivarci non è così banale. Io le chiedo per fare pari se l’ingresso in basso, lungo la scalinata di Cupa Vecchia, è aperto pure.

Esco di là, Cupa Vecchia è in buona forma, l’erba non è ad altezza naturale, scendo.

Corso Vittorio Emanuele, poi le Rampe Montemiletto.

Un signore sta a fare qualche lavoro sul terrazzo senza maglietta, si gode il sole. La tavola calda srilankese a piazza Montesanto è chiusa, ma tanto fino all’anno nuovo non si può mangiare per strada all’aperto.

Piazza Dante. Un giretto per librerie. Mentre sto in quella di Tullio Pironti, una ragazza: Avete qualcosa di Fabrizia Ramondino?

Stranamente la risposta è: Purtroppo al momento più niente. Ce l’avevamo fino a pochi giorni fa. Buon segno, avranno venduto Althenopis da mettere sotto l’albero di qualche cliente attento. Comunque se aspettate il 20 gennaio esce dopo anni che non si trovava un suo libro bellissimo, Guerra d’infanzia e di Spagna, quello della scrittrice da leggere per primo secondo me perché racconta, nella sua maniera attentissima, speciale, visionaria a volte, l’infanzia. Althenopis, pubblicato prima, viene subito dopo, perché lì ci sono gli anni seguenti. L’intervista a Petra Krause, l’attivista tedesca che la Ramondino sembra abbia conosciuto, edito da loro, invece ce l’hanno.

Dal secondo Pironti, quello dopo Port’Alba, entro per un libro e ne esco con un altro, Il Nibbio del mare, su Francesco Caracciolo che pure m’intriga.

Però mo ci dobbiamo muovere che si sta facendo ben oltre l’ora di pranzo. Alla Sanità c’è poca gente. Nel cortile di palazzo dello Spagnolo c’è qualche turista che fotografa al volo. Palazzo Sanfelice mi mostra una sovrapposizione di curveinternoesterno che mi incuriosisce.

Santa Maria della Sanità, ‘o Monacone, è aperta, senza folla, molti stavano già fuori a Concettina ai Tre Santi ad aspettare il loro turno di pizza sanante.

Eccolo, sfolgorante da fuori la porta, Favoloso.

Entro e sono da solo. Il paggetto nano scoperto in un affresco settecentesco in questo quartiere, l’hanno soprannominato Peppeniello.

Uno scugnizzo palleggia col mellone, Il fantasma di Mafalda, la Principessa Cicinelli monacata a forza con in grembo la testa dell’amante, la Sirena che tiene prigioniera la sorella del pastore. I ciechi di Bruegel ruciuleano pe’ tutt’ ‘e scale. Il Lupo mannaro in alto, nell’ombra con Maria ‘a Manilonga che dal pozzo cattura i bambini durante le feste di Natale.

Un sacco di altri pastori interessanti.

Io nel frattempo mi inoltro un altro po’ dentro il quartiere. Alla Cantina del Gallo, sotto la scalinata che porta a Materdei, non c’è nessuna fila, il passaporto verde che ho stampato proprio stamattina nella sua veste aggiornata all’ultimissima dose funziona davvero. Davanti a me un tavolo di napoletani che illustrano la città ad amici più nordici, gusta la genovese mentre l’oste gli porta un po’ di brace del forno per le pizze per riscaldarsi i piedi. Il braciere, l’unico riscaldamento che mi ha sempre raccontato mio padre.

Mo mi piglio un bel ripieno al forno.

Voi nel frattempo, magari a piedi, alla Sanità, a vedere il presepe, andateci. È gratuito fino al 9 di gennaio, poi diventa a pagamento, è una ventata di novità come le sa procurare Napoli, pescate nel profondo, è una buona scusa per sgranchire i piedi e vi stuzzica il cervello.

Testo e foto ©Francesco Paolo Busco